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lunedì 20 ottobre 2014

La rete di imprese è nata qui

Andi-mec di Ozzano nell'Emilia, in quarant'anni di lavoro è divenuta il centro di una rete di imprese. Grazie a idee imprenditoriali e tecniche. 
Fra queste la scelta di Breton fra i centri di lavoro.
(di Paolo Beducci)

Ci sono persone che nascono con il desiderio di fare l'imprenditore. Io non ero uno di quelli. Mi ci sono trovato e siccome avevo moglie e figli ho accettato il ruolo che mi veniva in qualche modo richiesto. Se non imposto!”.
Sono le parole con cui Vittorio Grandi inizia a raccontare la storia della sua vita professionale e la nascita della Andi-mec la azienda da cui poi è nato un gruppo di realtà che oggi si dirama fra Emilia Romagna e Romania, facendo da apripista verso nuove forme di collaborazione fra realtà imprenditoriali differenti. 
La storia professionale di Grandi inizia negli anni sessanta. In quel periodo faceva il montatore e collaudatore di macchine e impianti per una delle aziende più famose nel mondo del packaging. Il suo lavoro era quello di girare il mondo  e di far funzionare ciò che veniva pensato e prodotto in Italia e poi esportato ovunque. 

Non ero uno facile - ricorda con una semplicità quasi complice del suo modo di essere – ero un casinista, un sindacalista di quelli accesi. Così a un certo punto entrai in conflitto con la proprietà dell'azienda per cui lavoravo. Probabilmente pur di non avere più un elemento fuori dal coro decisero di offrirmi la possibilità di mettermi in proprio e iniziarono a darmi le machine e gli impianti che venivano prodotti per il collaudo prima di spedirle al cliente finale”.

Inevitabile immaginare che dietro una personalità articolata e forte ci fosse necessariamente anche la voglia di non fermarsi, di costruire qualcosa che andare oltre la normale quotidianità fatta di routine. Il primo passo verso il cambiamento venne all'inizio degli anni '80, quando Grandi rilevò da un fallimento due torni e due frese. 

In quegli anni – ricorda – non c'era azienda simile alla mia che non avesse un paio di macchine pronte ad essere utilizzate per piccole lavorazioni e aggiustamenti di impianti in fase di collaudo”.
Nel caso di Grandi però la cosa era lievemente differente. Nel senso che i due torni e le due frese, finivano per essere spesso ferme e a lui questo non piaceva. 
“ decisi quindi di andare in giro a cercare lavoro per le mie quattro macchine – ricorda Grandi – e anche qualcuno che le sapesse far funzionare”. 
I problemi trovarono presto soluzione. Il lavoro arrivava e le machine, grazie all'aiuto di due ex colleghi che nelle ore serali andavano a dargli una mano, producevano con un buon ritmo. È chiaro però che a questo punto il gioco iniziava a farsi interessante e quindi proprio con i due ex colleghi vennero fondate altre due aziende di lavorazioni meccaniche in conto terzi. 

Le cose procedevano bene e le due aziende crescevano con costanza, anche se proprio in quegli anni stava iniziando una grande trasformazione nell'industria in generale e in quella meccanica in particolare. Si stava passando da una fase di imprenditoria basata sul costruire tutto all'interno delle mura aziendali, ad una scelta che vedeva il ricorso sempre più ampio a fornitori esterni per porzioni crescenti di lavorazioni. Così Grandi e soci videro in pochi anni crescere la domanda di lavorazioni complesse e di fornitura di pezzi già finiti.

Inevitabile a quel punto che la Andi-mec e le aziende ad essa collegate  finissero per assumere un ruolo in forte crescita, soprattutto in materia di lavorazioni di elevato livello tecnico. Una crescita che portò Andi-mec a divenire in breve tempo un punto di riferimento nel campo delle lavorazioni più complesse. Un ruolo che portò Grandi a far crescere il proprio spazio operativo con l'acquisizione di molte macchine utensili: centri di lavoro, in particolare.

L'aspetto più interessante in materia di politica industriale scelta, è la capacità di fare rete che Grandi aveva messo insieme. Con il contributo, è ovvio, dei suoi soci nelle diverse realtà che nel corso degli anni aveva realizzato. Tanto che oggi, a distanza di quarant'anni dalla seme gettato con Andi-mec, l'insieme di aziende che fa capo alla piccola holding costituita, la Dicoservice, conta su oltre 250 collaboratori. Una vera e propria rete di imprese che riesce in questo modo a proporsi anche presso clienti potenziali di dimensioni importanti alla ricerca costante di interlocutori solidi e affidabili.

Ma lasciamo per un attimo gli aspetti legati alle strategie e alle scelte economiche e spostiamo il focus sugli aspetti tecnici dell'offerta di Andi-mec.
Inutile dire che se si è capaci di stare sul mercato per quarant'anni le capacità imprenditoriali e la qualità del proprio lavoro siano indiscutibili. 
Oggi il parco macchine utensili dell'azienda di Ozzano Emilia è estremamente ampio e variegato e comunque basato su una scelta ben precisa: qualità, produttività e servizio, possono stare insieme sotto un unico cappello.

Tanto che oggi Andi-mec è in grado di produrre sia il singolo pezzo prototipale, sia serie di prodotti per una varietà di industrie in numerosi settori applicativi. Questo vanno dal ferroviario all'aeronautico, passando per il packaging, l'automotive, l'energia l'alimentare,il farmaceutico e molto altro ancora.
A rendere possibile tutto ciò c'è il corretto mix di capacità tecnologiche, sistemi  organizzativi, integrazione produttiva. Tutti elementi che uniti fra loro garantiscono flessibilità rapidità d'esecuzione e qualità del servizio al cliente.
In materia di centri di lavoro, l'ultimo acquisto realizzato da Grandi per la Andi-mec è un centro di lavoro Breton.

La scelta di comprare una macchina Breton – ci spiega Grandi – è legata al desiderio di poter avere in azienda prodotti e macchinari di altissima tecnologia. Perché oggi la tecnologia è l'unica strada per riuscire a restare competitivi. Anche perchè prosegue Grandi – è proprio la tecnologia che ti permette di liberare quegli spazi, quei tempi che ti permettono di garantire un livello di servizio alto senza vedere esplodere i costi”.
La Breton installata è uno dei modelli di punta del produttore trevigiano, un Xceeder, centro di lavoro verticale ad alta velocità con architettura a portale, con struttura tecnologica Metalquartz, tavola rototiltante con azionamento direct drive. Volumi di lavoro importanti con ingombri contenuti, rigidità elevata rispetto a una struttura tradizionale in elettrosaldato o in semplice composto polimerico, sono il punto di partenza grazie al quale Xceeder riesce a offrire una precisione e una stabilità operativa di  livello superiore.

Abbiamo visitato la Breton – prosegue nel suo racconto Grandi – e ci siamo resi conto che si tratta di una azienda che è in grado di operare su livelli di eccellenza. Così abbiamo fatto il passo di comprare da loro una prima macchina e non ce ne siamo affatto pentiti anzi. Pensiamo quando sarà possibile, di fare un secondo acquisto presso Breton
Questo non solo perché la Xceeder che abbiamo in officina ci soddisfa a pieno e funziona  molto bene, ma anche per la sensazione che abbiamo ricevuto costantemente di essere seguiti passo passo in un percorso che comunque non è mai indolore, quando ci si affianca a prodotti di altissima tecnologia. E poi siamo in un mondo che prevede la presenza di difficoltà. 
È inevitabile. Quindi più che cercare il prezzo, o lo sconto, o altri richiami più o meno consistenti, penso che l'importante sia  avere di fronte un interlocutore serio che non pensi di avere esaurito il proprio compito con la consegna e l'istallazione del centro di lavoro.  Breton, anche sotto questo aspetto,  è a mio parere una azienda attrezzata per il futuro.

La questione non è spendere o risparmiare qualche migliaia di € quando ne stai spendendo centinaia di migliaia per comprare una macchina. La cosa fondamentale è avere interlocutori seri”.

Per info e prezzo del centro verticale Breton Xceeder, scriveteci a mail@breton.itVi rispondremo in breve tempo.
Grazie per l'attenzione.
A presto.
Bye-bye
Sergio Prior


venerdì 3 ottobre 2014

Novità Breton alla fiera BIMU di Milano

 Buongiorno,
ieri sono stato alla BIMU di Milano e ho notato più gente della scorsa edizione. E' un buon segnale.
 Al nostro stand (Pad. 9 stand D17) Breton presenta fino a domani (sabato) il centro di lavoro Matrix 1000 Dynamic mentre realizza una ruota dentata di 1.100mm di diametro.
Per problemi di spazio è presente solo il RAM del nuovo centro di lavoro Breton TITAN, una POTENTE macchina con portale in movimento che la rende un'ottima soluzione per lavorare ad alta velocità grandi particolari in titanio, superleghe, acciaio e leghe speciali.



Questo centro di lavoro verticale è stato progettato per la lavorazione di pezzi complessi che richiedono diverse operazioni come fresatura, foratura e maschiatura riuscendo a soddisfare i requisiti di una vasta schiera di applicazioni nei settori aeronautico, energia, produzione stampi e industrie manifatturiere di precisione.

MIRAGE è la nuova testa progettata e realizzata da Breton. Una testa dotata di un sistema di cambio  cartuccia brevettato, unico nel suo genere e settore. 


Questa soluzione consente all'operatore di passare da un mandrino a coppia elevata e bassa velocità a una meccanica ad alte prestazioni con elettromandrino. 
Questo significa FLESSIBILITA' in lavorazione.
Detto questo Vi aspettiamo sempre disponibili a scambiare quattro chiacchere.
Per info scrivete pure a mail@breton.it
Vi risponderemo in poco tempo.
A presto e grazie per l'attenzione.
Bye-bye
Sergio Prior